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Psicopandemia di coppia, noia e convivenza forzata: come sopravvivere senza uno scopo

Psicopandemia di coppia: tutti o quasi hanno visto la propria vita messa sottosopra dal Covid19. Ma come ha reagito la coppia? Noia, vita sociale ridotta al lumicino, più tempo da spendere insieme: in molti si sono ritrovati spiazzati.

Chi era abituato a passare il proprio tempo più fuori che dentro casa – tra lavoro, sport e commissioni varie – si è ritrovato chiuso entro lo spazio di 4 mura, con la compagnia h24 del proprio partner. E non sempre sono state tutte rose e fiori.

Quando si parla di coppia, non si può non partire dall’individualità di ognuno. Il 2020 è stato un anno complicato, segnato da una pandemia che ha sconvolto la vita di tutti, nessuno escluso. Il New York Time, qualche giorno fa, ha definito “languishing” l’emozione del 2021. Cioè “una sensazione inspiegabile che ci portiamo dietro dal lockdown, un’assenza di benessere. Non si è depressi, ma semplicemente privi di gioia”. Una condizione che, interessando l’individualità, si è ripercossa sulla coppia.

Lo psichiatra e terapeuta Philippe Caillè sostiene che “una coppia funziona quando 1+1 è uguale a 3. Cioè quando l’unione di due individui permette a entrambi di mantenere i propri spazi di individualità e, parallelamente, permette di costruire insieme uno spazio più esteso dell’individualità”, ci spiega la psicologa e psicoterapeuta aquilana Chiara Gioia.

“La coppia, del resto, è sempre un incastro di due mondi interni, che presuppone un equilibrio in continua rimodulazione. Con la pandemia ci sono state coppie troppo ‘lontane’ a causa della distanza geografica e coppie troppo ‘vicine’ costrette in uno stesso spazio, senza possibilità di portare avanti le proprie abitudini quotidiane. Ciò, in entrambi i casi, ha dato il senso del limite. Il tempo, da esterno e cronologico è diventato un tempo interno e psicologico. I modi di esprimere si sono trasformati e a volte sono venuti a mancare: tutto ciò che era sopito inevitabilmente è emerso”.

Relazione di coppia, 3 eventi e una nuova dimensione

In ogni relazione non si è mai in due, quindi, ma si è sempre in tre. Ci sono i due partner e c’è la relazione di base. Per questo è sulla relazione che occorre lavorare.

“Il Matrimonio, la convivenza o una relazione affettiva duratura nascono con l’obiettivo di accedere a una nuova dimensione, che ha lo scopo di arricchire, trasformare, rendere proprio quanto già abbiamo sperimentato sul piano affettivo e relazionale nei contesti familiari o sociali di appartenenza”, spiega ancora Chiara Gioia.

La coppia è portatrice di aspettative, idee e bisogni di ognuno chesi traducono in una trama narrativa. La terapia del singolo, non a caso, è sempre una narrazione, allo stesso modo lo è la terapia della coppia. Per questo è importante narrare sia tutto ciò che accade a livello individuale, sia tutto ciò che accade nella coppia. Se si arriva in terapia come coppia è sbagliato puntare l’attenzione su uno dei due partner: l’attenzione va centrata sull’elemento coppia”. 

Coppia, cosa ha comportato la pandemia da Covid19

Le crisi in una coppia esistono da sempre, indipendentemente dalla pandemia. Gli effetti del Covid19 e delle nuove regole da seguire “sono stati quelli di amplificare, in maniera più o meno cosciente: fantasie, bisogni e desideri da agire nei confronti dell’altro, in modo da imporre il ruolo richiesto, attribuendo a se stesso un ruolo complementare. La pandemia ha portato, in molti casi, ad una convivenza forzata: che, se da un lato può rinsaldare i rapporti di coppia e i legami familiari, dall’altro, al contrario, può mettere a nudo fragilità rimaste a lungo latenti”. 

Non tutte le coppie sono uscite salve dalla pandemia. Alcuni partner hanno preso strade differenti, scegliendo di separarsi.

Che meccanismi sono scattati tra chi ce l’ha fatta e chi ha preferito lasciarsi? 

La coppia che ce l’ha fatta, probabilmente, aveva bisogno di trovare un nuovo spazio: precisamente un proprio spazio. Spesso, in casi come questi, si tratta di una coppia che è uscita rafforzata dalla situazione pandemica, perché vi ha trovato il terreno fertile per nutrire il rapporto. La vita pre Covid, vissuta per gran parte del tempo fuori casa – presi entrambi dagli impegni lavorativi e dalla frenesia della società – aveva rischiato di far perdere i due partner: ma la pandemia è riuscita a farli ritrovare, offrendogli l’opportunità di riscoprirsi, passando più tempo insieme, vicini. Al contrario, ovviamente, la coppia che ha interrotto la propria relazione ha visto emergere, con la pandemia, contenuti e problemi che, probabilmente, si trascinavano da tempo, ma che erano rimasti nascosti. Potremmo chiamarlo il ‘non detto’. I ritmi di una vita veloce aveva fatto sì che la quotidianità funzionasse, con tante criticità sottaciute, omesse che il Covid19 ha portato a galla in maniera evidentemente irrimediabile”. 

Psicopandemia, la nuova ritualità anti ‘appiattimento’ e il riconoscimento dell’identità del partner

La sensazione di stagnazione, di vuoto, di appiattimento: quella dimensione del “languishing” – termine coniato dal sociologo Corey Keyes – non è un fenomeno riferibile solo al singolo individuo,  investe l’intero spazio di una coppia “intendendo quei momenti in cui si dedica un’attenzione frammentata al proprio partner. In questo modo – continua Chiara Gioia non si tende al nutrimento del rapporto, perché non si è costanti nell’occuparsi e preoccuparsi del proprio benessere e di quello della coppia stessa. Sarebbe utile, allora, ridefinire una ritualità all’interno delle quattro mura in cui il lockdown ha costretto i partner, ma anche nel post pandemia”.

La coppia ha insita una sua dinamicità, “avvalorata dall’elemento della flessibilità: i partner decidono insieme cosa è funzionale alla crescita del rapporto. In alcuni casi si potrebbe parlare dei cosiddetti ‘compromessi’. Entrambi i partner, in una relazione, si rapportano con l’altro riconoscendo l’altrui identità. Il proprio compagno ha un modus operandi e pensieri già strutturati al di fuori della relazione. Così la relazione diventa uno scambio reciproco sia a livello individuale che di coppia”. 

“Le relazioni evolutive – conclude la psicologa e psicoterapeuta Chiara Gioia – tendono alla crescita laddove l’altro non viene percepito come non funzionale. Nella pratica clinica può capitare che la situazione paradossale in cui uno dei due partner mette in atto schemi relazionali disfunzionali, magari vissuti durante la propria infanzia: molte ricerche, infatti, dimostrano come diverse vittime, nelle relazioni adulte, tendano a restare attaccate al partner, a volte abusante, malgrado vi sia una situazione di sofferenza, a causa di bassa o scarsa autostima, mancanza di fiducia in sé e, ancora, mancanza di fiducia sulla possibilità di avere una relazione equilibrata e soddisfacente”.

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