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La proiezione, ciò che irrita negli altri per capire noi stessi

La proiezione: quando accusiamo gli altri dei difetti che ci appartengono. L’analisi di un fenomeno sempre più diffuso nell’era dei social con la psicoterapeuta aquilana Chiara Gioia.

La proiezione in psicologia, ovvero attribuire all’altro (persona o cosa), in modo anche inconsapevole, aspetti di noi quali sensazioni sgradevoli, sentimenti ostili, bisogni in cerca di soddisfacimento.

“Tutto ciò che ci irrita negli altri, può portarci a conoscere noi stessi” ( C. G. Jung).

Con la proiezione si tende a proiettare all’esterno caratteristiche proprie che non ci piacciono e che in qualche modo causano una grande sofferenza.

Il problema grosso insorge quando in età adulta l’utilizzo della proiezione come meccanismo di difesa è massiccio e preponderante.

Un fenomeno reso ancora più massiccio nell’era dei social, ai tempi della visibilità a costo di ogni cosa. Il Capoluogo ha affrontato il tema della proiezione con un’esperta, la psicologa clinica e psicoterapeuta aquilana Chiara Gioia.

“Etimologicamente il termine Proiezione (dal latino proiectio-onis) fa riferimento all’atto del gettare avanti, l’atto di proiettare, di lanciare nello spazio un corpo pesante, ma anche ciascuna delle diverse azioni di lancio, mediante le quali nel judo si cerca di atterrare l’avversario”, spiega la dottoressa Gioia al Capoluogo.

“Inoltre indica una trasmissione di immagini fisse o in movimento da una pellicola o diapositiva su uno schermo bianco, ottenuta mediante speciali apparecchi, i proiettori per l’appunto e poi, ancora, la valenza che ha nel campo della geometria con le proiezioni ortogonali, così come in anatomia ci sono le fibre di proiezioni, fasci o tratti nervosi di connessione tra la corteccia corticale e i livelli sottocorticali, ovvero in generale tra un nucleo che proietta su un altro”.

Da quanto detto è possibile dedurre la Proiezione come trasferimento.

“Proiezione da Projektion, intesa come meccanismo di difesa dell’Io, significa il trasferimento di un processo soggettivo in un oggetto, in contrapposizione a introiezione. La proiezione è pertanto un processo di dissimilazione, in quanto un contenuto soggettivo, viene estraniato dal soggetto e incorporato nell’oggetto”.

“Può trattarsi tanto di contenuti sofferenti, incompatibili con l’equilibrio del mondo interiore, contenuti dei quali il soggetto, o meglio la parte cosciente ritiene opportuno disfarsene e difendersi mediante la proiezione, quanto di valori positivi che sono inaccessibili per un motivo qualsiasi, ad esempio per una bassa autostima”.

Usando una prospettiva ancora più minuziosa e viscerale, la proiezione si basa sull’identità arcaica di soggetto e oggetto, ma merita il nome di proiezione solo quando si determini la necessità di dissolvere l’identità con l’oggetto.

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